Cosa la spinge ad affiancare il suo nome alla Costa d’Amalfi per la capitale italiana della cultura?
Senz’altro l’amore per questa terra poiché, subito dopo la mia Città (Torino), sono i luoghi a me più cari e quindi non mi è sembrato vero che mi venisse richiesto di fare parte di questo gruppo.
Dovesse sintetizzare in una parola la sua definizione di Costa d’Amalfi?
Unica!
Fra i due immensi patrimoni culturali che la Costa d’Amalfi custodisce quale lo attira di più: quello materiale (villa Rufolo, Villa Romana, Duomo di Amalfi, etc.), o quello immateriale (usi, costumi, tradizioni, mestieri, etc.)?
Avere trascorso tanto tempo (mai sufficiente!) in Costiera mi porta a dire che non ci sarebbero i primi senza i secondi e viceversa, pertanto li considero uno straordinario tutt’uno.
Crede in una Costiera unita? E perché?
Domanda alla quale davvero non so rispondere. Ogni Comune ha una sua precisa e specifica identità – penso ad esempio a Ravello e Scala tanto vicine quanto diverse – e quindi ritengo che solo chi vive in questi luoghi possa volere o auspicare una “Costiera unita”. Certamente aver deciso insieme di candidarsi a Capitale Italiana della Cultura per il 2020 è una scelta che fa onore e dà forza a questi Comuni.
Qual è il suo luogo dell’anima in Costiera?
In realtà sono (almeno) due: la spiaggia di Castiglione (di giorno) e la piazzetta davanti alla chiesa di Minuta (di sera) dove sono nate amicizie che a distanza di quasi 50 anni sono tra le più care della mia vita.
C’è un aneddoto, un esperienza, un episodio legato alla Costa d’Amalfi che ricorda particolarmente?
Centinaia … ma questo è l’ultimo: il 31 dicembre scorso ritorno a Scala dopo almeno 10 anni e, oggi dottore e già Sindaco, Gabriele Mansi accoglie mia moglie e me nella loro casa per il cenone di fine anno… ed è come se ci fossimo lasciati il giorno prima.
La Costa d’Amalfi è per lei…
La terra dove vorrei vivere dopo Torino.