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Costa d'Amalfi 2020 | La Costa d’Amalfi è il luogo perfetto per l’agorazein
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Luciano De Crescenzo

Cosa la spinge ad affiancare il suo nome alla Costa d’Amalfi per la capitale italiana della cultura?
Se qualcuno mi chiedesse di scegliere un luogo tra i più belli ed intensi al mondo, la Costiera Amalfitana è tra i primi che mi viene in mente. Lì è possibile trovare di tutto: la storia, le tradizioni ancora vive, i concerti, gli eventi teatrali. Per non parlare poi di tutti i luoghi da rivisitare, e sottolineo rivisitare, perché vederli una sola volta non basta. Sono luoghi meravigliosi che hanno ispirato alcuni tra i più grandi intellettuali della storia, e in alcuni casi, hanno anche cambiato la loro vita. Affiancare a tutto questo anche il mio nome? E’ un onore che spero di meritare.

 

Dovesse sintetizzare in una parola la sua definizione di Costa d’Amalfi?
Probabilmente userei una parala greca: “agorazein”. Questa parola in realtà è un verbo e più o meno, significa “andare in piazza per vedere che aria tira”. Colui che pratica l’agorazein, gironzola senza una meta precisa, si ferma ogni due/tre passi per chiacchierare con le persone che incontra, si attarda in strada scambiando saluti. Ecco, la Costa d’Amalfi è il luogo perfetto per l’agorazein.

 

Fra i due immensi patrimoni culturali che la Costa d’Amalfi custodisce quale lo attira di più: quello materiale (villa Rufolo, Villa Romana, Duomo di Amalfi, etc.), o quello immateriale (usi, costumi, tradizioni, mestieri, etc.)?
Secondo me i patrimoni culturali che la Costa d’Amalfi custodisce sono tre: il primo è rappresentato dalla conformazione geografica della costa, che a mio avviso può essere considerata un vero e proprio monumento naturale. Se la osservi dal mare, può solo mozzarti il fiato. Poi ci sono gli altri patrimoni, quelli costruiti dall’uomo. Se penso ad Amalfi, ad esempio, l’immagine che mi viene in mente è quella del maestoso Duomo, magari visto dai tavolini di un bar, mentre sono intento a gustare una melanzana al cioccolato. Una tradizione questa, che fa parte del patrimonio culinario, e che nel tempo ho trasformato in un rito irrinunciabile.
Insomma, sfido chiunque a scegliere tra i tre. Con la pioggia o con il sole, vista da terra o da mare, la Costiera è una specie di vaso di Pandora, che però custodisce solo cose belle.

 

Crede in una Costiera unita? E perché?
Certamente! Anzi, mi permetto di dare un consiglio: quando si pratica l’agorazein, si genera un fenomeno che io chiamo “risonanza creativa”. Devi sapere che quando i filosofi greci passeggiavano nell’agorà chiacchierando, le loro idee rimbalzavano da una testa all’altra, tacendo sì che la loro creatività si amplificasse. Ora, per favorire l’unione di tutti i paesini della costiera, basterebbe che chi li rappresenta si incontrasse ogni tanto, ma non in una triste sala riunioni, nossignore. Piuttosto in una piazzetta, così da poter chiacchierare, magari avanti a un bel caffè. Cosi parlando parlando, nascono l’amicizia e le idee.

 

Qual è il suo luogo dell’anima in Costiera?
La Costiera mi ha fulminato quando ero ragazzo. Ero un giovane napoletano, poco più che ventenne, studioso di ingegneria. Senza una lira, ma con tanti amici, tra cui pure dei nobili, gli Imperiali di Francavilla, dotati soprattutto di uno zio facoltoso, conte di Schönberg, che li veniva a trovare a Napoli, nientedimeno che con lo yacht. Manco sapevamo cosa fosse uno yacht: ma un bel giorno d’estate, il conte lo mise a nostra disposizione purché lo accompagnassimo a visitare Positano. Scendemmo a terra in costume, sulla spiaggia dorata, e passammo il pomeriggio a “spararci le pose” con le ragazze, dimentichi del suo diktat categorico: “alle quattro si parte”. Lui era tedesco, ma noi napoletani: con la precisione di un orologio, alle quattro partì, e noi ce ne restammo bagnati, in costume, a cercare un passaggio tra le rare macchine che allora si avventuravano da quelle parti. Fu il primo amore, comunque, anche se finì in dramma, come tutti gli amori di gioventù.
Ciò detto, io ho ben tre luoghi dell’anima in Costiera: il primo, per l’appunto, è Positano che considero in un certo senso la mia prima fidanzata, un luogo a cui penso sempre con affetto e dove torno almeno una volta all’anno. Poi c’è Furore che ha visto le mie scorribande giovanili nel suo meraviglioso fiordo, e considero un po’ come un’amante che ti porta a fare follie. E poi c’è Conca dei Marini, la bellezza che ho deciso dì “sposare”. Qui ho comprato casa, ed è qui che mi rifugio appena ne ho la possibilità. Non lo dire a nessuno, però.

 

C’è un aneddoto, un’esperienza, un episodio legato alla Costa d’Amalfi che ricorda particolarmente?
Gli aneddoti sono tanti, ma la prima cosa che mi viene in mente è un sogno. Una notte, infatti, ho sognato Eraclito, il filosofo greco del panta rei per intenderci. Se ne stava stravaccato sui gradini del Duomo di Ravello, sembrava quasi un barbone. Ecco, a un certo punto mi ha chiesto di seguirlo, e siamo arrivati fino al Belvedere di Villa Cimbrone. Qui, oltre ad osservare il magnifico panorama, abbiamo parlato dell’Essere e del Divenire. Ma non ci siamo fermati lì. Abbiamo continuato a passeggiare, e ci siamo ritrovati prima ad Amalfi, poi a Conca dei Marini, senza risparmiarci la sosta in un ristorante caratteristico del luogo. Qui, davanti a un piatto di scialatielli ai frutti di mare abbiamo parlato un po’ di tutto, anche della vita e della morte, ed è a quel punto che gli ho chiesto se il sogno è più vicino alla prima o alla seconda. Lui mi ha risposto affermando che i desti sono costretti a vivere in un mondo comune agli altri, chi dorme, invece, sceglie di vivere in un mondo personale. Insomma, secondo Eraclito la vita vera è nei sogni, per questo sono convinto che all’inizio delle due estremità dela costa debba essere messo un cartello che reciti più o meno cosi: “BENVENUTI IN COSTA D’AMALFI, TERRA DEI SOGNI”.

 

La Costa d’Amalfi è per lei…
Lo definirei in un certo senso il mio “ventre della vacca”, un luogo sicuro, silenzioso, dove è possibile trovare la quiete necessaria a pacificare l’anima. Se è vero che la cultura emoziona, si viene mille volte in Costa d’Amalfi, e mille volte ci si emoziona.