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Costa d'Amalfi 2020 | La Costa d’Amalfi è una delle più persuasive prove dell’esistenza di Dio
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Enzo Biffi Gentili

Affianco la Costa d’Amalfi nell’avventura per la capitale italiana della cultura spinto da circa un ventennio di frequentazione della Costiera, della quale ho amato e amo non solo le incontestabili bellezze, ma anche le potenzialità artistico-industriali.
La Costa d’Amalfi è una delle più persuasive prove dell’esistenza di Dio.
Sono da molti anni affascinato dal patrimonio storico e attuale dei mestieri d’arte della Costiera e dintorni, che però non iscriverei in quello “immateriale”, proprio perché basato sulla “cultura materiale” e sull’intelligenza delle mani. A mio avviso il dossier di candidatura, superata la prima fase, dovrebbe assolutamente essere integrato da un progetto esecutivo relativo alle arti applicate. Posso qui solo sommariamente indicare alcuni motivi fondamentali per questa scelta. Innanzitutto, all’Italia è riconosciuto a livello internazionale un primato sia nel design che nell’artigianato di altissima qualità. Anche quando si è trattato di celebrare, nel 2011, i 150 anni dell’Unità d’Italia, Torino decise di dedicare una delle sue grandi mostre culturali allestite negli spazi immensi delle ex OGR al Futuro nelle mani (era il sottotitolo dell’esposizione denominata Artieri domani, da me curata). Sarebbe davvero curioso vedere svolto in modo insufficiente in Costiera questo tema, e lasciarlo di nuovo, come è più volte avvenuto, a città e zone industriali del Nord. Una seconda ragione è relativo al fatto che sinora non è stato fatto uno sforzo di rappresentazione complessiva di quanto la Costiera ha dato e dà alla cultura del progetto e al settore delle arti applicate, sia dal punto di vista della tradizione che da quello dell’innovazione. Basti pensare alla figura, per quanto riguarda la ceramica, di Guido Gambone, considerato a livello mondiale protagonista di una vera e propria rivoluzione dell’arte fittile nel secondo dopoguerra del XX secolo, e i cui artefatti oggi sono giunti a valutazioni altissime, all’estero più che in Italia. E non è un caso che all’opera di Gambone si sia ispirato Manuel Cargaleiro, ormai divenuto nostro conterraneo, la cui collezione è conservata a Ravello e che potrebbe essere la base di una grande esposizione ceramica, integrata da altri lavori (che siano oggetti o riggiole). Un altro settore nel quale la Costiera avrebbe molto da dire è quello della moda – uno dei pochi comparti non in crisi nel nostro Paese – e dei suoi accessori, a partire dalla fioritura tessile di Positano negli anni 50 e 60. E, ancora, la carta d’Amalfi, un’eminenza produttiva forse oggi troppo residuale, che andrebbe potenziata. Potrei fare molti altri esempi, ma mi preme evidenziare un’altra ragione che a mio avviso rende assolutamente necessario questo tipo di azione: i grandi cultori e sostenitori delle arti applicate hanno sempre avuto in mente, sin dal XIX secolo, un modello di intervento e di sostegno insieme espositivo, didattico, formativo, progettuale, produttivo e commerciale. Quindi un progetto di valorizzazione delle arti applicate dovrà coinvolgere tutte le risorse e rivelare e potenziare tutti i saperi locali, anche trascorsi o silenti, sull’obbiettivo di un nuovo rinascimento.