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Costa d'Amalfi 2020 | Si può e si deve ancora puntare sulla cultura del territorio
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Riccardo Gallo

La Costa D’Amalfi dovrebbe diventare la capitale italiana della cultura perché più di mille anni fa seppe definire un modello di sviluppo sociale e civile laborioso, creativo, rispettoso dell’identità altrui, altrettanto rispettato, pacifico, globale, per molti ancora oggi un riferimento irraggiungibile, modernissimo.

In un mondo globalizzato e stereotipato si può e si deve ancora puntare sulla cultura del territorio.

Secondo me è proprio questo il nocciolo del modello della Costa d’Amalfi. Globalizzazione significa connettersi con tutti facilmente e scambiarsi risorse materiali e immateriali, valorizzando le eccellenze specifiche di ciascun lembo di territorio. Alcuni storici hanno ipotizzato un vero e proprio commercio triangolare tra il Mezzogiorno d’Italia, l’Africa del Nord, l’Egitto, la Siria-Palestina e Costantinopoli. Fatto sta che tra il 900 e il 1050 Amalfi esportava grano, legna, vino, frutta oltre ad attrezzature navali in Egitto e in Nord Africa, terre che intorno al Mille soffrirono molte carestie. Da Alessandria e dal Cairo, Amalfi importava olio, cera, spezie e oro, e poi con l’oro comprava a Bisanzio oggetti d’arte, abiti da cerimonia e merci orientali, che poi rivendeva in Italia o scambiava nella Spagna musulmana. Da là venivano i “pallia spanesca vetusta” e la “flecta spanesca” (cintura femminile di oro e argento). L’invasione islamica era cominciata molti secoli prima, dopo la morte di Maometto nel 632 e dopo la chiamata al jihad nel 792, e fino alle prime crociate aveva toccato tutte le coste tranne quella amalfitana. Questa incredibile eccezione era dovuta alla cultura mercantile della Costa d’Amalfi, esente da prevaricazioni e saccheggi.

L’uomo si differenzia dagli altri esseri viventi per l’intelletto e per le opere immateriali del pensiero e dell’animo. La cultura consiste nel trovare forme idonee a racchiudere l’afflato dell’uomo e a conservarlo nel tempo. Mica facile, ma questo è il dovere principale di ciascuno di noi. Il 2 febbraio 2017 la Giunta Comunale di Praiano ha approvato un progetto di valorizzazione culturale, anche mediante la raccolta “diffusa e partecipata” di fonti, documentazione e materiale sulla storia economica e sociale del paese. Il progetto è stato da me elaborato per l’assessore competente di Praiano, Annamaria Caso. È previsto il contributo di giovani della Costa d’Amalfi e di ricercatori dell’Università di Salerno. Questo progetto ora sarà raccordato e reso coerente con il progetto Ravello Costa d’Amalfi 2020.

Se dovessi scegliere una parola e un’immagine per definire la Costa D’Amalfi prenderei in prestito il titolo e la foto scelti da Il Foglio Quotidiano per un mio articolo sulla Costa d’Amalfi pubblicato sabato 8 ottobre 2016: il titolo è “Infaticabile Amalfi”, l’immagine è un dipinto di Giacinto Gigante del 1845 che raffigurava mercanti nella piazza del Duomo ad Amalfi.

Amo la Costiera tutta ma il mio luogo del cuore è Praiano, dove i miei antenati vissero tra l’anno Mille e il 1728, quando si trasferirono a Napoli.

Tre episodi in particolare custodisco gelosamente: il primo è del 15 maggio 2015 quando l’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia mi conferì il primo premio “Radici. Territorio e Letteratura”, assegnatomi dall’Associazione Italiana del Libro per il mio saggio “Storia millenaria di una famiglia della costa amalfitana”, edito nel 2013 dal Centro di cultura e storia amalfitana unitamente alla Società napoletana di storia patria. Il secondo è invece datato 16 ottobre 2015 quando il Sindaco di Praiano mi conferì la Cittadinanza onoraria “per esemplare affezione ed interessamento verso la nostra comunità, unanimemente riconosciuti e testimoniati da opere ed iniziative culturali finalizzate a promuovere la conoscenza e la valorizzazione della realtà storica, artistica e umana di Praiano”. Il terzo è del 2 settembre 2016, quando a Mosca, all’Accademia delle Scienze, in un meeting di interscambio culturale, in una sala affollata di intellettuali russi, tenni una lezione sulla storia e sull’arte in Costa d’Amalfi.

La Costa d’Amalfi è la mia radice, un amore senile.